Description
Silvio Jermann: la rivoluzione
di un visionario che
non accetta compromessi.
Era il 18° secolo quando Stefanus migrò dal Burgenland Austriaco al villaggio di Bilijana (oggi Slovenia). Successivamente nel 1881 Anton Jermann, bisnonno di Silvio, a sua volta si sposta da Bilijana per arrivare a Villanova.
Qualità anno dopo anno, innovazione, legame, memoria e rispetto per la propria famiglia e il capostipite Anton che, nel lontano 1881 partì da un paesino fra Austria e Slovenia e mise radici in Friuli. Grazie alla concentrazione sui risultati, nessun compromesso in vista di un obiettivo o di un sogno da realizzare, la figura di Silvio Jermann, fin già dagli anni degli esordi, è destinata a lasciare un segno profondo nell’intero mondo del vino. Luigi Veronelli, firma colta e sensibile, e padre della cultura enologica italiana, già nel 1979 scriveva su “Panorama”:
“(…) Occupiamoci piuttosto, vero e proprio Mennea dei vini, del Vintage Tunina, emozionante cru del Collio Goriziano. Silvio Jermann, enotecnico giovane e amico, è andato contro-corrente: ha vinificato in uvaggio le migliori uve, pinot bianco e sauvignon soprattutto, della vigna Tunina (le ha dato nome, in Ronco del Fortino di Villanova di Farra, proprio un’amante del nostro Casanova: Tunina). Ne è nato un vino senza eguali: giallo oro pallido, gioioso e brillante; bouquet largo, grasso e sensuale (si rincorrono suggestioni di peperone dolce, pomodoro maturo e fiori di acacia); sapore secco senza asperità e cedimenti, anche grasso e sensuale (con indicibile eleganza); nerbo vivido in stoffa che si apre sino a coda di pavone; pieno carattere e razza. La bottiglia borgognona dl. 7,5 costa 3.500 Lire. Vignaiuolo: Silvio Jermann (…)”
È praticamente impossibile elencare le recensioni, gli articoli, le testimonianze e i riconoscimenti guadagnati dai vini Jermann negli anni. Nel 2000, su “Civiltà del bere” Cesare Pillon sentenzia:
“Silvio Jermann è oggi il più rappresentativo vignaiolo del Friuli Venezia Giulia. I suoi vini possono essere discussi, criticati, amati, ma una cosa rimane certa: questi vini sono dovunque, nel mondo. Sebbene Silvio sia ancora ben lontano dai cinquant’anni, ha già maturato una vasta esperienza, e non solo in Italia: i successi e i risultati di oggi derivano da anni di lavoro. Le cantine e la tenuta sono perfette e spettacolari in ogni dettaglio: i vini, piacevoli, freschi e di grande lunghezza sono lo specchio del loro autore. Questa volta Jermann è stato capace di creare due vini spettacolari e un terzo che sta loro accanto (“come sempre” dice Silvio). Parliamo dunque di Vintage Tunina 1997, blend di Chardonnay, Sauvignon, Picolit ed alcuni varietali aromatici, che lo confermano come un “top wine”. Di gran corpo e molto piacevole, importante al naso e di significativa complessità con note di foglia di pomodoro e frutta, ampio e fruttato nel bouquet, di incredibile eleganza. Capo Martino 1997 è un assemblaggio di uve Tocai e Pinot maturate in legno di quercia, con una straordinaria ricchezza di fragranze fruttate: “complesso, concentrato, di gran corpo, ricco, equilibrato, elegante…” sono solo alcuni dei commenti dei nostri maggiori esperti. Ancora una volta, Dreams 1997 ha confermato di essere uno dei migliori vini: fruttato e floreale allo stesso tempo, perfettamente bilanciato, leggero e speziato. Fra i mono-varietali, abbiamo trovato un impressionante Chardonnay e apprezzato decisamente l’Afix Riesling, il Pinot Grigio ed il Vinnae.”
30 Anni di Gambero Rosso:
l’incoronazione a Roma
Nel 2016, Silvio Jermann è stato incoronato il produttore più rappresentativo dei vini bianchi italiani nel mondo. L’elezione è avvenuta a Roma, sotto l’egida di Gambero Rosso e per decisione dei giornalisti delle più autorevoli testate internazionali giunti a siglare l’incoronazione.
Il risultato non è casuale né inatteso. È il frutto di un processo che ha radici lontane e che non cessa di scuotere il mondo del vino: con prodotti di ineccepibile qualità, una ricerca continua dell’eccellenza, e un rispetto assoluto della terra e dei suoi ritmi a cui si aggiungono le caratteristiche di un winemaker unico, innovatore e visionario fin da ragazzo, tanto da pensare il concetto di “blend” quando ancora non esisteva.
Temerario tanto da andare giovane in Canada a fare “scomodamente vini di testa sua” quando poteva benissimo farne come gli altri, “comodamente a casa sua”.
Quel giorno ho pensato: faccio
un vino come lo immagino io.
L’eredità e la visione che poi riportò con sé da quell’esperienza hanno generato, per fare un solo esempio, “Vintage Tunina”, simbolo della viticoltura italiana nel mondo che oggi ha un importante carnet di riconoscimenti.
Uomo eclettico, golfista esperto, imprenditore visionario e innovativo appassionato di numerologia e cultore del “pensiero laterale”, della disciplina mentale e del potere dell’insight, Silvio Jermann produce i suoi vini in due cantine, quella di Farra d’Isonzo e quella di Ruttars. Inaugurata il 07.07.07 (tanto per parlare di numeri), quest’ultima è incorniciata da 20 ettari dei migliori cru del Collio, in un territorio da favola. Unisce architettura, ecosostenibilità e la capacità unica di Silvio Jermann di andare oltre anche al concetto classico di cantina. Se per magia la vedesse lo scrittore argentino Jorge Louis Borges, Nobel cieco della vista ma “padre del concetto di labirinto”, lui cittadino del mondo intero oggi riaprirebbe gli occhi e vi si sentirebbe a casa.
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